TILT! Storia di un gioco

di Federico Wiz Croci

Il flipper è quel mobile gigantesco che fino a qualche tempo fa se ne stava in disparte, nelle sale-giochi perchè scacciato dai bar, soffocato dai videogiochi sempre più invadenti con i loro mobili tutti uguali nel tentativo di farci scordare, nascondendolo, l'antico passatempo del bigliardino elettrico.

L'articolo "Tilt!, storia di un gioco" è stato scritto nel 1992 da Federico Croci per la rivista "Ulisse"; è una breve storia del gioco del flipper, uno dei primi lavori in cui compare "Tilt!" :-)

Un gioco antico

Antico, esatto. Il flipper trae le sue origini dal nobile passatempo della bagatelle. Una specie di biliardo però inclinato, dove si tiravano delle biglie verso l'alto e le si osservavano ridiscendere, sperando che finissero in certe buche situate nella parte bassa identificate da diversi punteggi a seconda della loro difficoltà nell'essere raggiunte.

Certo non era molto vario, e presto le biglie nella loro discesa si trovarono ostacolate da chiodini contro cui rimbalzavano in maniera imprevedibile, con un simpatico rumore. Tanto simpatico che persino Beethoven nel 1802 ne fu ispirato, componendo "7 Bagatelles - Opus 33"; in particolare, "Bagatelle n°5", la cui sinfonia ricorda appunto il rumore di una partita a bagatelle. La bagatelle diventò il passatempo più diffuso in tutti i circoli, compreso il famoso circolo Pickwick descritto da Dickens, i cui soci si dilettano tutto il tempo con questo gioco. A questo punto venne quasi automatico coprire il piano di gioco con un vetro trasparente per evitare che qualcuno barasse, aggiungere una gettoniera ed una molla per lanciare le palline che fino ad ora venivano tirate in alto nel piano con l'ausilio di una stecca oppure a mano.

Un passatempo elettrizzante

Arriviamo così ai primi anni '20, quando l'elettricità fa la sua comparsa anche in questo gioco, pure se solo per accendere poche piccole lampadine. Come già detto, fino a questo momento il flipper occupava parecchio spazio; spazio però prezioso nei bar americani, quindi si riducono le dimensioni del mobile del gioco di parecchio, in modo da permettere di tenerlo sul bancone del bar. Così piccolo, era però facilmente sollevabile, nel tentativo di influenzare la caduta della pallina; quindi, viene inserito un dispositivo che, se si inclina il tutto, fa accendere una scritta per avvertire il barista che si sta cercando di barare: tale scritta è appunto TILT (dall'inglese "to tilt"= inclinare).

Ballyhoo (1932)
"Ballyhoo" (Bally, 1932) - dalla collezione di Federico Croci

Pinball = flipper!

Abbiamo già visto come all'inizio il flipper fosse formato principalmente da una biglia (in inglese BALL) e da uno o più chiodini (in inglese PIN) per rendere imprevedibile il moto della palla durante la partita. Ecco perchè il vero nome del flipper, in inglese, è PINBALL. Negli anni '40 la Gottlieb, uno dei colossi americani costruttori di flipper dell'epoca insieme alla Bally ed alla Williams, tutti con sede a Chicago, inventa delle "palette" comandate a distanza dal giocatore tramite due pulsanti situati ai lati del mobile.

Queste pinne sono identificate con il loro nome in inglese, cioè FLIPPER (che in inglese significa appunto pinna), con una scritta bene in evidenza. Ecco perchè quando i primi bigliardini arrivano in Italia, in Francia ed in altri paesi europei per la prima volta, viene subito spontaneo chiamare tutto il gioco con l'unica scritta sempre presente di modello in modello, di marca in marca: FLIPPER, appunto, del resto facilmente pronunciabile anche in italiano.

Le mamme anti-flipper

A quei tempi le discoteche non esistevano ancora; e quindi le mamme si accanirono presto contro questo nuovo passatempo che "distrae i ragazzi distogliendoli dallo studio, spingendoli a spendere fino all'ultima moneta come nel peggiore dei giochi d'azzardo" (come recita testualmente un giornale dell'epoca).

Si arrivò quindi presto in Italia ad una legge, varata nel 1965, che vietava "il giuoco tipo flipper" oltre ad una moltitudine di altri passatempi che con il flipper avevano poco o nulla in comune, tipo le slot-machines.

Il flipper era quindi destinato a scomparire in quanto gioco d'azzardo? No, perchè subito gli americani corsero ai ripari per non perdere un importante mercato come quello italiano. La legge vieta il gioco chiamato flipper? E noi, apposta per l'Italia, cancelliamo la scritta "flipper" dovunque compare, ed anzi nel vetro della testata scriviamo ben chiaro ed in italiano che questo è un "Nuovo Bigliardino Elettrico".

I flipper della nuova generazione

Parafrasando Claudio Bisio, i flipper di oggi sono veramente della nuova generazione. Dal 1978 i relè, i motori elettrici, le bobine elettromagnetiche, sono state sostituite con precisi e piccoli circuiti elettronici; il suono delle campanelle non c'è più, rimpiazzato da sonoro campionato e frasi digitalizzate. Sono in grado di adattarsi a qualunque giocatore, regolando automaticamente la difficoltà di gioco a seconda dell'abilità che dimostriamo.

Se un bersaglio si rompe e non funziona più, in attesa del tecnico che lo ripari, il flipper aggira l'ostacolo, riprogrammandosi automaticamente in modo da non rendere più necessario colpire quel tale bersaglio. E i flipper, non sono più ad argomento generico, bensì spesso ispirati a film e telefilm famosi di cui, su licenza, riproducono scene, musiche, frasi, ecc.

E i videogiochi non possono fare altro che osservare in silenzio; videogiochi che alla nascita (appena quindici anni fa) sembravano destinati a soppiantare i flipper, stanno invece iniziando un declino causato dalla loro ripetitività. Nei videogiochi, infatti, si gioca sempre e comunque contro i programmatori, cioè le menti umane dietro al programma del gioco; programma sempre uguale, per quanto sofisticato, che non ha la possibilità di offrire niente di diverso e di imprevisto rispetto alle partite precedenti.

Programma che è presente anche nei flipper; ma qui il gioco deve soprattutto sottostare alle leggi fisiche, che governano il movimento della pallina. Una volta terminato un videogioco, visto tutto quello che c'è da vedere, non c'è più interesse a tornarci una seconda volta. Nel gioco del flipper il programma non decide lui il movimento e l'azione della pallina, ma ne è spettatore, insieme a noi.

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