Legenda
Accertato Da accertare Emulato MAME
Originale Su licenza Copiato

La sentenza Bertolino-Sidam

Al mondo qualcuno che crede di essere al di sopra della legge lo si trova sempre. In Italia è particolarmente facile, purtroppo.

Nel caso specifico dei videogiochi, si chiamavano "cantinari"; gente che si appropriava di una scheda progettata e costruita da altri, la studiava per bene, leggeva il software, cambiava qualche parte qui e là, e puntualmente buttava sul mercato una copia di un gioco non suo. In gergo tecnico: tramite un hack realizzava un bootleg

Allora i giochi da bar non avevano molti integrati particolari o forme di protezione, e il tutto era relativamente facile e, a causa di una legge un po' vecchiotta, ritenuto anche "sostanzialmente legale". O così almeno si credeva; fino a che qualcuno non si arrabbiò.

Bertolino contro Sidam

Questo qualcuno era la Fratelli Bertolino s.n.c. di Torino. Questa ditta produceva, su regolare licenza, macchine progettate dalla grande Atari, tra le quali anche successoni come Asteroids e Missile Command. Quando si accorse che in molti bar di Torino troneggiavano delle macchine prodotte dalla Sidam, praticamente uguali in tutto alle sue se non nel nome (Asterock, Missile Attack), si procurò degli esemplari. li esaminò, e scoprì che perfino il codice macchina era praticamente uguali a quello dei modelli autorizzati, ad eccezione dei cambiamenti necessari.

E subito partì l'azione legale. Gli avvocati della Sidam - nota costruttrice di calcetti, macchine per foto e altro - affermarono che le similitudini tra i loro giochi e quelli Atari/Bertolino erano frutto di coincidenza (no comment), ma soprattutto che la legge italiana sul diritto d'autore non includeva i programmi informatici tra le opere d'ingegno.

Iniziò il processo, che andò avanti anni; i tempi lunghi della giustizia italiana.

Si salvi chi può

Ma ormai il sasso era gettato, e i cantinari cominciarono a essere sempre più rari e nascosti. E fu proprio la Sidam a fare marcia indietro: continuò a produrre giochi, ma su regolare licenza (ad esempio, fu lei a portare in esclusiva in Italia Krull, della Gottlieb, che si preannunciava come un gran successo, in realtà poi…). Per rimarcare la differenza cambio anche il nome in Sipem.

Ci furono altri episodi, come il sequestro di tutti gli esemplari "fasulli" di Q*Bert, anche questo della Gottlieb, ordinato dal sostituto procuratore di Roma Montarbo.

Tutte cose che fecero sparire piano piano i "pirati" a vantaggio dei distributori onesti, come Generalgame, Eurobed, Intervideo, Dicoma e molti altri.

La condanna

Come riportato in "Atari Inc. & Bertolino v. Sidam Srl: First Italian Decision on Video Games", nella pubblicazione European Intellectual Property Review , V, 12 (december 1983), pp.347-349, la sentenza alla fine fu di condanna. E fu ribadita più volte sino all'ultimo grado di giudizio.

Nel frattempo, il problema si era praticamente risolto da solo. I videogiochi da bar non erano più un così grande investimento, e i sempre più sofisticati chip inseriti nelle schede - alcuni proprio con funzione di protezione dalla copia - rendeveno la vita difficile ai copioni. Insomma, era più redditizio buttarsi sui CD e DVD, se proprio uno voleva rischiare la galera!

Ciò nonostante, qualcuno continuo nella tradizione. Paolo Di Nunno, della Electronic Devices, distribuì all'estero copie contraffatte di Mortal Kombat della Midway, con il nome del produttore ribaltato (Yawdim). Anche dai laboratori Playmark uscì qualcosa di non proprio legale. Ma queste due ditte, alla fine, produssero dei loro videogiochi originali da bar, con grande sforzo.

Prima che sopraggiungesse la mania delle videoslot, facili da produrre e così redditizie da poterle fare da soli, senza tante copie.

European Intellectual Property Review è una publicazione di Sweet & Maxwell. L'articolo citato purtroppo non è disponibile online. Questo comunque è il sito ufficiale.